Panagulis Alexandros, detto Alekos.
Un rivoluzionario. Un eroe romantico, il ponte fra il prima delle rivoluzioni, quelle fatte dagli uomini, e il dopo, quelle delle violenze ideologiche e della finanza.
Alekos, Greco, reagì con violenza al golpe dei colonnelli che rovesciò la democrazia di Atene nel 1967. Si autoesiliò a Cipro, e da lì preparò l’attentato al dittatore, Papadoupolos.
Il 13 agosto piazza e innesca gli esplosivi che avrebbero dovuto far saltare l’auto del dittatore e della scorta, ma questi non esplodono.
A questo punto viene arrestato, torturato, sottoposto a prigionia dura. Non collabora e viene condannato a morte. Però, alla fine, non giustiziato. Il regime, debole, temeva di farne un martire attorno a cui si sarebbe coagulata l’opposizione e in fondo cedette anche alle tante pressioni internazionali.
Panagulis fu considerato un eroe. Così Adriana Fallaci, in “Un uomo”, ricorda la sua dichiarazione davanti ai giudici che lo accusavano.
« Chiaro che accetto l’accusa. Non l’ho mai respinta, io. Né durante l’interrogatorio né dinanzi a voi. E ora ripeto con orgoglio: sì, ho sistemato io gli esplosivi, ho fatto saltare io le due mine. Ciò allo scopo di uccidere colui che chiamate presidente. E mi dolgo soltanto di non esser riuscito ad ucciderlo. Da tre mesi quella è la mia pena più grande, da tre mesi mi chiedo con dolore dove ho sbagliato e darei l’anima per tornare indietro, riuscirvi. Quindi non è l’accusa in sé che provoca la mia indignazione: è il fatto che attraverso quei fogli si tenti di infangarmi dichiarando che sarei stato io a coinvolgere gli altri imputati, a fare i nomi che sono stati pronunciati in quest’aula »
Non accettò mai nessuna concessione dalla dittatura. Rifiutò di poter andare ad assistere il padre morente e la amnistia. Nel 1974 la giunta cadde e Panagulis, finalmente libero, entrò in parlamento.
Dal carcere era però uscito debilitato per le botte e le torture. Le sue battaglie parlamentari furono contro gli aguzzini e i tanti, ancora al potere, che erano stati “tiepidi” con i dittatori. Alla fine rimase un uomo solo, legato solo dal rapporto tumultuoso con Oriana Fallaci.
Alekos morì in un incidente assai sospetto, e ai funerali fu salutato da un milione e mezzo di persone, la Grecia intera che era riconoscente alla sua figura ideale.
L’umanità intera perse così uno degli ultimi eroi romantici.
Oggi Alekos riposa a Firenze, accanto ad Oriana Fallaci.