Nubi nere cariche di pioggia e minacciose. Nere come la tempesta. Cupe come un pianto disperato.
Al loro fianco, nuvole candide e serene, bianche e vaporose come zucchero filato.
Mentre il cielo si prepara alla tempesta e si incupisce sempre di più, l’altra metà del tappeto celeste sorride ancora. E si lascia trafiggere dagli ultimi e più caparbi raggi di sole. Le nuvole candide come morbidi fiocchi di cotone, ancora splendono sotto lo sguardo sereno e luminoso del cielo. Lasciando entrare la luce dentro di sé, per nulla intimorite dall’oscurità che incalza sempre di più alle loro spalle.
Il cielo sconvolto dall’arrivo della pioggia e plasmato dall’alternarsi del bianco e del nero, è l’immagine della vita.
Una vita che è fatta di contraddizioni e di contrasti, di gioie e di dolori. Di quiete e di tempesta, di sole e di pioggia. Di caldo e freddo, giorno e notte, di felicità e di tristezza. Di luce e di ombre. Di bianco e nero. E nel mezzo sbocciano tutte le sfumature dei colori. La vita.
Ce l’hanno sempre descritta così la vita, un’eterna lotta tra il bene e il male.
Sempre rappresentata come un vortice in cui il bianco e il nero si rincorrono. Lottano tra di loro e si affrontano. Talvolta si mescolano e quindi si fondono in quella che è la realtà.
Lo Yin e lo Yang, il simbolo che più di tutti rappresenta questo dualismo vitale, frutto dell’antica filosofia cinese, ci mostra chiaramente la bellezza del vivere. Una bellezza incorreggibile e indistricabile, che affonda le sue radici in quell’equilibrio imperfetto che uniforma ogni cosa.
Nulla è mai tutto bianco o tutto nero. La vita è un cerchio, una spirale di compromessi, di intrecci e di contaminazioni non sempre perfette, ma vere. Una macchia bianca nel nero, un punto nero nel bianco. L’equilibrio. La vita.
Un tocco luminescente nel buio della notte, le stelle. Un’ombra di grigio nel tramonto colorato di fuoco, le nuvole. Il tepore fresco e piacevole della primavera che risveglia la bellezza più affascinante della natura. Il vento pungente che spazza via le foglie e piega i rami degli alberi, dell’autunno. La magia dell’inverno con il suo cielo macchiato di panna, la neve pallida che brilla e sfavilla ai timidi raggi del sole. L’aria cocente e la luce pungente dell’estate. Non c’è bianco senza nero, non c’è nero senza bianco.
La roccia irta e selvaggia della montagna smorzata dalla dolce consistenza delle chiome degli alberi, dal morbido sottobosco ricoperto di muschio e di foglie. Dai colori disparati e sgargianti dei fiori che ne impreziosiscono il terreno, come una collana di perle a illuminare il volto.
Il melodioso cinguettio degli uccellini che risuona al di sopra dell’ululato del vento. La pioggia che bagna i fiori e che li nutre, e il sole caldo e avvolgente che li fa crescere meravigliosi e forti, lo stelo ritto rivolto verso il cielo ad assaporarne la bellezza.
Il flusso morbido del mare cristallino, interrotto dagli scogli sui quali si infrangono le onde e la spuma dell’abisso.
Il verde, il marrone, l’azzurro e il grigio dei nostri occhi che si avvolge intorno alla pupilla nera. Lo Yin e lo Yang che si specchia nel nostro sguardo.
In ogni cosa c’è un elemento che dona ritmo alla quiete, e pace all’impeto del tormento.
Proprio come l’arcobaleno dopo la tempesta, e la luce calda del sole che filtra tra le nuvole cariche di pioggia.
Ed è così, tra il bianco e il nero che nascono i colori della vita.
Francesca Motta