La signora della notte, vestita di luce.
Il sorriso austero ma famigliare della volta celeste.
Il viso tratteggiato nel manto celeste delle stelle.
La Luna.
Bella e fiera. Misteriosa e affascinante. Brillante e intensa.
La Luna. Il nostro satellite.
La direttrice d’orchestra del coro celestiale della volta notturna, le stelle. Colonne sonore di storie d’amore. Note musicali che ci parlano di solitudine, di abbandono, di nostalgia. Di quella malinconia che solo lei, la Luna, riesce a suonare con passione e con eleganza. Rapendo i nostri sensi e catturandoci a sé, per sempre.
Una dea incantatrice. La Luna.
Una bellezza che cela sempre una parte del proprio viso. Un viso serio e severo. Ma struggentemente incantevole.
Un sorriso celeste tra le pieghe del cielo plumbeo. La meta dello sguardo umano. Non passa notte in cui i nostri occhi non si posino su di lei. Sulla Luna. Non è esistita notte più splendente di quelle in cui la Luna fosse alta e brillante nel manto notturno. Non è trascorsa notte senza che Lei vegliasse sui nostri sogni.
Una dama vestita di nero che splende di luce propria. Una luce che ammalia e che strega. Che fa innamorare.
Nel suo moto continuo intorno alla Terra, il suo ciclo appare quasi come una fuga dal Sole. La stella infuocata che insegue il satellite sidereo.
L’Astro d’Argento che brilla e sfavilla nel buio più intenso, ha incantato anche Lui, il signore del giorno, il custode della vita, il progenitore della natura, la stella cosmica che palpita di una fiamma ardente. È una storia d’amore non corrisposta quella tra il Sole e la Luna. Il cocente re del cielo insegue incessantemente ma senza possibilità di incontro la dama bianca e celestiale. Bellissima e attraente, quanto algida e distaccata.
La regina della volta celeste che ama circondarsi solo delle sue stelle e che sfugge crudele al Sole innamorato.
Due astri, uno d’oro e l’altra d’argento, che si scambiano sguardi fugaci in quel magico momento di transizione tra la notte e il giorno. Quando la Luna si distende all’orizzonte e il Sole, invece, si rialza.
La signora della notte per eccellenza. La Luna. Che volge a noi, alla sua Terra, sempre lo stesso profilo del viso. Una dama avvolta da quel mistero che non fa che renderla ancora più intrigante e affascinante.
Ci regala un volto bellissimo e non perfetto. Un viso “bucato”, cosparso di crateri. I segni di una vita lunga e piena, vissuta veramente. Una vita che conserva i segni delle botte prese.
La Luna. Una signora fiera di mostrare i segni degli “schiaffi” che la vita le ha riservato. Un volto che, nonostante i segni profondi, continua a brillare e ad affascinare. A fare innamorare.
La dama della notte vestita di luce che ha vita eterna. L’astro argenteo che non esaurisce la sua luce.
Quasi fosse rivestita d’eterna bellezza e vitalità.
Una leggenda buddhista prova a fornire una spiegazione dell’immortalità della Luna. Se la si osserva dal territorio cinese e giapponese, la dama lucente della notte presenta sul volto un’ombra dal profilo singolare. La sagoma di un coniglio. Secondo la leggenda si tratta del “coniglio lunare”. Un coniglio ospitato dalla Dea Luna sulla propria superficie e con il compito di creare, triturando erbe e ingredienti segreti nel mortaio, la cui ombra si può anch’essa vedere al fianco del coniglio, l’intingolo per l’immortalità da fornire alla divinità lunare.
Che sia immortale per davvero l’algida signora della notte. Che continui a rischiarare in eterno, con la sua veste ricolma di luce, la volta del cielo notturno. Che mostri per sempre a noi, umani incantati dalla sua misteriosa bellezza, il volto segnato dal passaggio della vita.
Perché guardare il cielo e vedervi risplendere l’Astro Argenteo, è come assaporare un po’ di quella bellezza vitale e incomprensibile che ci circonda.
Occhi puntati, questa notte, domani, per sempre, alla Luna.
Francesca Motta