Io ho un sogno. Martin Luther King. I have a dream. Quattro parole che hanno creato un’icona e sono state una delle armi, non violente ma potentissime. Uno slogan che ha spezzato un secolo di discriminazione e soprusi taciuti, di fronte ad una uguaglianza solo formale.
Whashington. Io ho un sogno…
Martin Luther King è davanti al Lincoln Memorial, al termine della marcia per il lavoro e la libertà. Lavoro e libertà sono due termini semplici. Diritti che avrebbero dovuto essere scontati negli Stati Uniti del ventesimo secolo. Martin Luther King li usò proprio per dimostrare che questi due termini di uguaglianza, sanciti dalla Costituzione, per i neri non erano dati.
Un tema profondo, fondamentale, che sulle onde di una lotta civile scosse l’epoca e l’America dei Kennedy.
In realtà il Paese fu travolto da queste ondate, solo perchè ormai era pronto a cambiare. Anzi, già era cambiato. Mancava solo la penetrazione negli strati più profondi della società. Si pensi che erano ancora tempi in cui le persone di colore al sud avevano posti separati, nei pullman, nei locali, nelle scuole.
Il movimento di Martin Luther King fu solo l’accelleratore di una tendenza ormai in marcia: quella dell’uguaglianza, della non discriminazione.
Già gli anni 50 erano stati protagonisti di rifiuti simbolici, rivolte, proclami di diritti.
Una sorta di boicottaggio ideale, che King tenne sotto controllo e non volle mai violento anche di fronte alle provocazioni. Ormai la lotta per i diritti era inarrestabile e ad essa parteciarono anche i movimenti studenteschi a partire dagli anni sessanta, innstandosi nel rinnovamento ideale voluto dai Kennedy(ottennero il settanta per cento del voto nero).
Sfondo del cammino di Martin Luther King era il “sogno” che doveva diventare realtà. E lo diventò. velocemente, attraverso gli atti legislativi di un decennio rivoluzionario. Ma era la società giovanile che per buona parte stava cambiando. Le scuole, e la cultura di massa, innanzitutto.
La marcia di Washington del 1963, la più grande della storia secolare, sancì una mutamento in atto. Il simbolo fu l’I have a dream, un sogno che ormai si stava realizzando con le leggi sui diritti civili.
Gli anni seguenti, videro Martin Luther King impegnato a combattere le lotte estremiste del Black Power. Anni turbolenti, di rivolte, violenze e intolleranze che non sempre il religioso controllò
Martin Luther King fu assassinato il 4 aprile 1968 da un cecchino assoldato da una cospirazione bianca.
Io ho un sogno…
Alla sua morte si assistette a rivolte di intere città, ma non durarono. Ormai il sogno pacifico si stava avverando, anche se la “marcia” del popolo nero, sarebbe stata ancora lunga…