Elvis Presley morì d’infarto nella sua Graceland, improvvisamente, il 16 agosto 1977.

Sì, ci sono leggende che lo vogliono ancora vivo, e testimoni che giurano di vederlo ogni tanto a New York, o alle Hawai. Discorsi che fanno il paio con il finto sbarco sulla luna, gli ufo e Hitler non morto a Berlino.

Di sicuro è ancora vivo il mito. Unico. L’icona di un artista che rivoluzionò il modo di esibirsi, mostrarsi, vestirsi e soprattutto, fare soldi con la musica, dischi e cinema.

Elvis Presley nasce nel 1935, in una famiglia modesta. A 12 anni riceve in dono una chitarra, e da quel momento la sua vita cambierà, e in prospettiva, il mondo.

Elvis inizia a lavorare come camionista. Un autista anomalo, visto il look eccentrico che usava. Ma da subito il suo talento musicale non sfugge a Sam Phillips, della Sun Record, che lo mette sotto contratto.

Nel 1954 Elvis Presley muove i primi passi nello spettacolo.

In quegli anni era facile incontrarlo in tour teatrali con Jerry Lee Lewis e Johnny Cash, a dire del momento travolgente cha si viveva e che stava rivoluzionando il mondo musicale.

Divenne decisivo nella carriera di Elvis l’incontro con il colonnello Parker, un personaggio freddo e metodico che seppe monetizzare al massimo il personaggio Presley, intuendo al meglio come sfruttarlo sul mercato.

Elvis Presley, The Pelvis come venne soprannominato per i movimenti del bacino mentre cantava, insieme agli amici Jerry Lee Lewis, Johnny Cash e altri della sua generazione, intercettarono un mercato che stava aprendosi ad una nuovo gruppo di clienti: i giovani.

Questo trasformò l’industria. Aprendone di nuove, ad esempio quella discografica e dei concerti, i media rivolti ai giovani, e nuove mode, linee di abbigliamento e stili di vita.

Elvis intercettò questa necessità di mercato, diventando una icona universale, anticipando altri che sarebbero arrivati a dargli il cambio in pochi anni.

Tutto quello che Elvis faceva, era magico.

Girò 33 film campioni di incassi. Vendette dischi e spettacoli a valanga.

In realtà Elvis Presley avrebbe potuto dare di più. ra un talento unico.

Gli mancò la qualità, ma al colonnello Parker sviluppare il suo talento non interessava, dato che non portava denaro, e così, per i troppi ingaggi  richiesti, Elvis perse le parti in cult come “La gatta sul tetto che scotta” o “L’uomo da marciapiede”, film che avrebbero potuto dare un verso di eccellenza alla sua carriera negli anni settanta, quando ormai il mercato stava andando altrove.

Gli anni settanta segnarono il suo declino di innovatore.

Restava una icona, ma ormai non era più in grado di segnare vie musicali. Quando morì, era ormai un personaggio isolato, stanco. Sparì dalla scena comunque da mito, e  mito restò.

Ammesso che sia morto veramente…

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