Giuseppe Meazza. Morì a Lissone, due giorni prima (il 21 agosto) di quando era nato, nella Milano di Porta Vittoria. Questo arrivare e spegnersi lentamente del Pepin, intorno alla sua città, ma dalla parte opposta, dà un po’ il senso della sua vita. Fu un grandissimo. Anzi unico. da calciatore. Poi, finito il tempo, si accomodò con umiltà. Era nato per il calcio. Lì fu il suo tempo. E lì fu tutto.

Un fuoriclasse. Anzi, secondo quelli che l’hanno visto e hanno fatto in tempo a conoscere i Pelè e i Maradona, il più grande di sempre. Questo era Giuseppe Meazza, uomo dentro un calcio di uomini, e non schermi televisivi.

Solo che era nato troppo presto, e il suo calcio era semplicemente calcio, come Puskas, e non un gioco e chiacchiere dentro la tv.

Meazza era un genio, e i geni che vengono al mondo in anticipo cosa possono fare se non innovare?

Lui innovò lo sport. Campione Mondiale. Divenne il primo divo. Il primo personaggio multimediale, nacque persino un fumetto a suo nome.

Il fascismo non lo annacquò. Lui, semplicemente, se ne fregava. Giusto qualche saluto romano quando serviva, il resto…

Il regime lo amava. Lui… se ne fregava…

Me ne frego! “Perchè alla camicia nera preferisco vesti di seta. Scivolano via al momento giusto.” disse in tempi fascisti, con il coraggio di chi era intoccabile.

Semplicemente… Giuseppe Meazza “viveva col sole in fronte”.

Quando l’Arena era spenta, i tifosi sapevano accendere il Pepin cantando: “una signorina  ti sta aspettando nella spogliatoio”.

Peppino è stato  una scintilla di  novità dentro una  Milano fanfarona, illusa, popolare, e fascista. Città elettrizzata  dai  sogni operai nati dai suoi piedi e dai tabarin, colmi della sua eleganza,  fascino ed esuberanza. Il sabato sera Peppino e l’immancabile gardenia all’occhiello facevano il giro dei locali. Era solito fare tardi, dormire due ore e poi presentarsi al campo.

“Pareva a noi non si potesse andare oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori, le fughe solitarie verso la  smarrita vittima di sempre, il portiere avversario” (G. Brera).

Seppe mobilitare e preoccupare la questura, quando oltre 10.000 persone bloccarono la stazione Centrale per aspettare “lui” dopo una trasferta.

“Lui”, che si permetteva di mobilitare folle quanto l’altro “lui”, un po’ dava fastidio…

Ecco, Giuseppe Meazza fu il  genio.

La roba di carne e idea messa  subito sopra l’uomo.

“Non pareva a noi che si potesse andar oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario.”

Sinceramente, dentro questo calcio in streaming, che riempie giornate di chiacchiere, anche a noi sembra non si poteva andare oltre.

E infatti oggi noi siamo andati indietro, tanto indietro, che neanche più il calcio si può chiamare sport.

Se solo si riflettesse su cosa gettiamo la nostra passione

 

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